Finanziaria 

Il documento di Cgil Cisl Uil

UNA FINANZIARIA DA CAMBIARE

 

Il Governo ha presentato la manovra finanziaria per il 2004 composta da

tre diversi distinti documenti: la finanziaria; il decreto con le misure

per la copertura della spesa; la controriforma delle pensioni. Tre

provvedimenti, collegati tra loro da un unico vincolo

economico-finanziario, inaccettabili perché penalizzano tutti e non

servono all’economia del Paese.

Tutto senza la concertazione

Il Governo ha fatto, prima, saltare il confronto per la preparazione del

Documento di Programmazione Economica Finanziaria. Poi ha proposto,

ufficialmente, alle parti sociali undici tavoli in preparazione della

legge finanziaria.

Alla Fine il Governo non ha convocato nessuno, non ha fatto partire

alcun tavolo e nell’unico incontro ha presentato documenti già definiti

e dai contenuti assolutamente inaccettabili.

Il Governo sembra aver scoperto solo ora l’emergenza economica per

giustificare una manovra blindata da far digerire ai lavoratori, ai

pensionati, ai giovani: prendere o lasciare.

Tutto questo è inaccettabile nel merito e nel metodo perché introduce un

sistema che vorrebbe escludere le parti sociali dalla possibilità di

incidere nella politica economica del Paese, sostituendo al confronto il

messaggio mediatico, presentando come dato oggettivo una verità di parte.

Il Sindacato rifiuta il gioco delle tre carte

Il Governo ha colpevolmente sottovalutato il ruolo insostituibile della

politica dei redditi e della lotta all’inflazione, causando la perdita

del potere d'acquisto delle retribuzioni e la caduta di competitività

del sistema produttivo.

Chi paga sono tutti quelli che rappresentiamo, penalizzati sul piano

economico per il pesante peggioramento del potere di acquisto dei salari

e delle pensioni, a partire dalle famiglie monoreddito.

E’ falsa la drammatizzazione dei problemi del nostro sistema

previdenziale; le scelte inaccettabili che si vogliono far pagare a

lavoratrici e lavoratori nascono, invece, dalla necessità di coprire la

incapacità del Governo stesso nel determinare una corretta politica di

sviluppo e occupazione e di controllo della finanza pubblica,

scaricando interamente sulle pensioni l’onere di ridurre il deficit

pubblico.

La scarsa natalità e l’invecchiamento della popolazione , fenomeno dove

il nostro Paese raggiunge livelli tra i più elevati al mondo, vanno

affrontati con una generale politica di welfare, non con tagli alle

pensioni.

Ripristinare la politica dei redditi

Il Paese ha bisogno di un’analisi rigorosa delle ragioni che nei vari

settori hanno portato ad una crescita dei prezzi sopra la media e di

indicare politiche a breve e a lungo termine contro l’inflazione

strutturale.

La strada maestra è il protocollo del Luglio ‘93 che deve essere

rilanciato per far fronte alle nuove sfide. Il Governo deve garantire,

quindi, una previsione realistica dell’inflazione programmata e che

tutti i soggetti economici e sociali si muovano coerentemente con le

regole del protocollo; il tutto per favorire comportamenti virtuosi

necessari a rilanciare la crescita e l’occupazione.

Una coerenza che chiediamo per primo al Governo e a tutte le istituzioni

pubbliche nelle loro scelte di politica tariffaria.

Innovazione e ricerca

Il paese è dentro una crisi economica seria. Il rilancio degli

investimenti è un fattore assolutamente decisivo e non può avvenire

attraverso inefficaci e generiche politiche di favore alle imprese. Gli

interventi devono essere selettivi.

L’obiettivo che dobbiamo realizzare è la crescita qualitativa del

sistema produttivo attraverso infrastrutture materiali ed immateriali,

investimenti consistenti nei settori strategici della ricerca,

dell’innovazione di prodotto, nella scuola e nella formazione.

La finanziaria prevede alcuni interventi in questa direzione, ma le

risorse sono troppo limitate e disperse in sostegni a pioggia e non

selettivi. Occorre costruire un assetto basato sulla complementarietà e

sul partenariato di un sistema misto pubblico/privato, in cui trovi

spazio anche la ricerca a medio e lungo termine.

Il Mezzogiorno: solo un promemoria

La manovra 2004 è ben lontana dall’avviare una ripresa degli

investimenti nel Mezzogiorno, tale da recuperare una parte dei divari

territoriali nella dotazione infrastrutturale. La politica meridionale,

vista l’attenzione che la finanziaria gli dedica, non è certo una scelta

strategica nell’azione di governo e ha già provocato segnali

preoccupanti di arresto della crescita dell’occupazione.

Il Sud deve rientrare tra le priorità nella politica economica del governo.

Autonomie locali tra tagli e servizi più cari

La Finanziaria ripropone misure fortemente penalizzanti per gli Enti

locali: il taglio dei trasferimenti, il blocco delle addizionali Irpef

ed il mancato adeguato delle risorse stanziate al tasso di inflazione

programmato. Queste misure restrittive avranno inevitabili ripercussioni

sui livelli della qualità e sul costo dei servizi erogati ai cittadini.

I condoni: un danno per gli onesti e per il fisco

La manovra finanziaria rivolge particolare attenzione solo al versante

delle imprese ed al lavoro autonomo e professionale. Nulla viene

proposto nei riguardi delle famiglie dei lavoratori dipendenti e dei

pensionati che pagano anche per la mancata restituzione del drenaggio

fiscale.

Il sindacato dice no ai condoni perchè immorali e penalizzanti per tutti

i cittadini onesti; è, per di più, contrario al condono edilizio,

perché, oltre ai guasti al governo del territorio ed alla tutela

dell’ambiente, scarica oneri sulle amministrazioni locali che sono

costrette a realizzare le necessarie opere di urbanizzazione. Una

contrarietà ai condoni di ieri ed anche a quelli futuri come nel caso

del concordato preventivo, incostituzionale oltre che lesivo del

principio di progressività delle imposte.

Sono necessari, inoltre, una maggiore tutela delle famiglie

monoreddito, in particolare per quelle con presenza di non

autosufficienti; una misura per gli "incapienti"; la parificazione

della quota esente tra pensionati e lavoratori dipendenti; il ripristino

della maggiore detrazione per gli ultra settantacinquenni; la

restituzione della maggiore imposizione sul TFR; l’aumento degli importi

dell’assegno al nucleo familiare (a partire dal secondo figlio).

La Pubblica Amministrazione: il diritto al contratto

Grave e inaccettabile è il ritardo per i rinnovi contrattuali aggravato

dalla insufficiente previsione di risorse per la contrattazione e la

previdenza complementare. Gli stanziamenti sono del tutto insufficienti

perché ancorati ad un tasso di inflazione programmata del tutto lontano

dalla realtà. Nessuna copertura, inoltre, è prevista per il recupero dei

differenziali rispetto all’inflazione effettiva del passato biennio e

per la contrattazione integrativa.

La politica del welfare al collasso: qualificazione della spesa, no ai tagli

Il governo prosegue nello smantellamento delle prestazioni sociali; il

fondo destinato alle politiche assistenziali si riduce in maniera

consistente, mancano le risorse per la non autosufficienza e rimane

bloccata la riforma degli ammortizzatori sociali.

Per di più, proprio nell’anno europeo dell’handicap, si introducono

meccanismi punitivi di riduzione della spesa per le prestazioni

economiche di invalidità.

Nel settore socio-sanitario il cronico sottofinanziamento ed i gravi

ritardi nei trasferimenti alle regioni rappresentano il punto più

evidente della drammaticità della situazione del welfare.

Sono del tutto insoddisfacenti gli interventi di sostegno alle famiglie

e per la lotta alla povertà. Sia l’assegno per il secondo figlio che il

reddito di ultima istanza danno luogo ad erogazioni di entità del tutto

simbolica largamente insufficienti ad affrontare i problemi della

povertà e della natalità, che richiedono interventi più complessi anche

nell’offerta dei servizi e nell’organizzazione del lavoro.

Inoltre, l’assegno di natalità deve essere assegnato sulla base dei

criteri di selettività rispetto al reddito e non in base alla

cittadinanza.

Lavoratori esposti all’amianto: no alla cancellazione dei diritti

Rivendichiamo il ripristino delle norme di tutela e le risorse

necessarie per la copertura delle prestazioni pensionistiche per i

lavoratori esposti all’amianto, per tutto il mondo del lavoro.