FONDAZIONI? NO GRAZIE!

 

Negli ultimi mesi la CGIL si e’ resa protagonista nel paese di una imponente battaglia democratica, chiara e trasparente per la difesa dei diritti.

Diritti delle persone e diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

Diritti che il Governo vuole stroncare.

Diritti di cittadinanza che per vivere (ed essere esigibili) hanno bisogno di uno Stato Sociale giusto, forte e solidale.

Diritti per i quali milioni di lavoratori e di cittadini hanno colmato le piazze italiane.

Cio’ non ha sinora mutato le linee politiche del governo e questo ci pone di fronte alla necessita’ di proseguire nella mobilitazione con ogni nostra energia.

Da anni assistiamo a processi di privatizzazione, precarizzazione del lavoro ed asservimento agli interessi delle imprese. Da anni il nostro sindacato ha vissuto criticamente questi processi.

Oggi non siamo piu’ in presenza di politiche di "modernizzazione" del paese, o di tentativi di governare gli effetti della globalizzazione liberista, ma ad una vera e propria manomissione dei fondamenti dello stato democratico moderno: lo stato sociale, la formazione, la liberta’ di ricerca, la sanita’, la liberta’ d’informazione e l’autonomia della magistratura.

Le politiche di questo governo si accingono a destrutturare e stravolgere lo stato sociale, sostituendo al valore della solidarieta’, sul quale esso si basa, quello di una non meglio precisata "filantropia": parola dietro la quale si cela la volonta’ di esternalizzare le funzioni stesse dello stato sociale a favore dell’ingresso di privati nella gestione della cosa pubblica.

Le decontribuzioni e la controriforma fiscale sono gli strumenti con i quali saranno tagliati i finanziamenti per pensioni, sanita’, istruzione, alta formazione e ricerca.

L’universita’, la ricerca pubblica, le funzioni socio-assistenziali del sistema universitario e di ricerca saranno duramente colpiti.

Attraverso l’istituzione di fondazioni e societa’ di diritto privato, la trasformazione e soppressione di enti pubblici (vedi gli articoli 28, 29 e 59 della legge finanziaria 2002), questo governo non vuole esternalizzare soltanto funzioni meramente accessorie bensi’ anche le funzioni centrali e fondamentali delle istituzioni stesse. Cioe’ le funzioni proprie dello Stato. Con questi strumenti legislativi verranno messi in discussione i diritti di cittadinanza: il diritto alla salute, il diritto al lavoro, il diritto allo studio, il diritto alla produzione e alla trasmissione dei Saperi.

Le universita’ e gli enti di ricerca si ridurranno a semplici luoghi di preprocessamento a favore degli interessi del mercato e dell’industria.

Verra’ meno il carattere di universalita’ delle prestazioni.

Gli studenti perderanno il diritto di partecipazione (garantito oggi dalle leggi) al governo dell’ateneo se trasformato e smembrato in fondazioni.

Il principio costituzionale di autonomia e liberta’ di ricerca e didattica e’ sotto attacco.

Solo una università’ pubblica garantira’ il diritto alla formazione per tutti e tutte e solo questo diritto potra’ soddisfare la necessita’ di innalzare il livello culturale, scientifico e tecnologico del nostro paese.

La ormai cronica mancanza di politiche industriali induce il "sistema paese" a competere sul mercato internazionale solo attraverso la massima flessibilita’ del lavoro (per abbassarne il costo), anziche’ sulla qualita’ dei prodotti. L’innovazione si riduce alla sola innovazione di processo attraverso l’acquisizione di know-how straniero. La vicenda della FIAT di questi giorni è emblematica.

Questa non-politica porta allo svilimento della ricerca di base, la cui conseguenza avra’ non solo una ricaduta negativa verso la cittadinanza tutta, ma il nostro paese sara’ debitore verso l’estero per settori fondamentali.

Le universita’ e gli enti di ricerca verranno ridotte al ruolo di semplici certificatori di attivita’ svolte nella sostanza da soggetti privati.

Anche se il confine tra ricerca di base e ricerca applicata e’ sempre meno netto, solo una ricerca di base pubblica puo’ produrre quelle applicazioni non appetibili agli interessi imprenditoriali quali la prevenzione delle malattie, la tutela del territorio, il risparmio energetico e delle altre risorse ambientali, l’indagine storica, economica e sociale ...

Da sempre l’Italia spende poco in ricerca: ma se la voce di spesa pubblica e’ paragonabile a quelle di altri importanti paesi, la parte privata e’ sempre stata sotto la soglia dei paesi cosiddetti "sviluppati". Non e’ credibile una politica di "travaso" dal pubblico al privato per innalzare la spesa italiana in sviluppo e innovazione. E’ vero il contrario anche in paesi come l’America: infatti i grandi distretti industriali dell’ulitmo decennio sono nati al ridosso di grandi poli universitari e scientifici pubblici.

Oggi negli enti pubblici di ricerca e nelle universita’ un lavoratore su tre e’ precario: docenti straordinari, tempi determinati, lavoratori interinali, Collaboratori Coordinati e Continuativi, collaboratori occasionali, figure formalmente studentesche, ma in realta’ parte integrante dell’equipe (borsisti, dottorandi, etc.), molti lettori di madre-lingua, insegnanti d’informatica; tutti spesso pagati (mal pagati e ricattati) su fondi ordinari di enti ed atenei e non su progetti straordinari. L’introduzione di fondazioni e societa’ private aggravera’ ulteriormente la situazione.

Questa organizzazione del lavoro, non solo nega diritti ai lavoratori precari, ma non puo’ nemmeno garantire che la conoscenza e la formazione siano beni universali comuni a tutti e tutte.

La possibilita’ di aggirare norme sugli appalti pubblici fara’ venir meno ogni forma di trasparenza e si riflettera’ negativamente sulle condizioni di lavoro dei lavoratori impiegati negli appalti. L’esternalizzazione di ogni funzione mettera’ a rischio di esubero moltissimi posti di lavoro oggi pubblici.

Diciamo NO a questa politica!

Diciamo NO alle fondazioni!

Diciamo SI ai diritti universali di cittadinanza sanciti dalla Costituzione!

I Diritti si difendono e non si vendono!

La Scienza e la Cultura non sono un supermercato!

Il Lavoro non e’ una merce, ma il valore su cui si fonda la Costituzione Repubblicana!

Lo SNUR-CGIL di Roma e del Lazio si impegna ad organizzare momenti chiari di mobilitazione degli operatori delle università’ e degli enti di ricerca (docenti, medici, ricercatori, personale tecnico, amministrativo e socio-sanitario) per fermare tale processo sul territorio romano e laziale.

Lo SNUR-CGIL di Roma e del Lazio chiede a tutti i propri iscritti di impegnarsi su tale obbiettivo con chiari pronunciamenti anche all’interno degli organismi collegiali propri di ciascuna istituzione, facendo pervenire alla segreteria regionale tali prese di posizione nonché la segnalazione di ogni notizia utile.

Lo SNUR-CGIL di Roma e del Lazio invita infine le proprie strutture ad affrontare in maniera chiara tale questione in ogni occasione di dibattito pubblico.

Roma, 23 Maggio 2002

Il Segretario Generale

(Pietro ROSATI)