Diarchia tra imperatore e senato per il controllo della moneta.



sesterzio di L.Naevius Surdinus, zecca di Roma, 23 a.C.


Augusto affidò al senato la giurisdizione sulle emissioni in oricalco e in rame, che venivano coniate a Roma.

L'imperatore, invece, controllava le emissioni d'oro e d'argento, forse in virtù del suo potere proconsolare. La zecca addetta a queste emissioni era a Lugdunum (l'attuale Lione).

Molti studiosi ritengono, comunque, che questo dualismo fosse più formale che reale: in sostanza, il senato non avrebbe fatto altro che ratificare le proposte e le indicazioni del princeps.

Del resto, anche esigenze di carattere pratico dovevano consigliare l'opportunità di un controllo unitario, non ultima, ad esempio, la necessità di tenere il conto delle quantità relative delle diverse emissioni, che potevano essere calcolati solo da un unico ufficio centrale.