Vittoriato


   vittoriato, 205 a.C.
 

    Recenti studi si sono incentrati sull'analisi del contenuto argenteo del vittoriato. Si è così potuto stabilire che questo nominale contiene solo il 65% di fino ( percentuale d'argento ). Questo dato va spiegato alla luce di una esigenza economico - commerciale: il peso teorico iniziale del vittoriato era di gr.3,37 e quello del denario gr.4,55, ma il vittoriato, contenendo solo il 65% di fino, conteneva in realtà solo gr. 2,19 di ag, mentre il denario avendo un tasso elevato di argento, pari al 95-98%, ne conteneva in media 4,32. Il valore intrinseco del denario doveva essere, dunque,  doppio di quello del vittoriato. Il vittoriato era, quindi, un mezzo denario; ma nel sistema monetario romano, esisteva già un nominale che valeva la metà, il quinario. E', quindi, evidente che il vittoriato doveva avere una funzione diversa. Infatti, il vittoriato, sempre in virtù del suo peso, veniva considerato una dracma, la metà del quadrigato, l'ultima moneta romano-campana. E', in conclusione, possibile che il vittoriato sia stato utilizzato come dracma nei mercati avvezzi a questo peso, soprattutto quelli dell'Italia meridionale, mentre, per il suo contenuto argenteo, era considerato nell'organizzazione e nel bilancio dello Stato Romano come un mezzo denario, equivalente ad un quinario d'argento.