Carlo Magno


Egli rialza il peso della moneta fino a 2 grammi, anche se il massimo riscontrabile negli esemplari pervenuti è di g.1,7.

Questa moneta è detta anche "biglione", dalla lega dell'argento contenente meno di 500/1000 di fino.

L'introduzione della moneta franca viene preceduta da un periodo di transizione, durante il quale si coniano monete d'oro di tipo longobardo con il nome di Carlo Magno. Egli impone la sua volontà a tutto il regno, compresa Benevento, dove però sopravvive la moneta d'oro con l'effigie dei sovrani locali. In alcune province abituate alla monetazione aurea troviamo ancora nei documenti riferimenti a solidi, tremissi o mancusi d'oro.

La scelta di Carlo Magno per moneta d'argento è dettata da due importanti fattori: la proprietà regia delle miniere d'argento e la necessità di evitare lo scontro con il mondo bizantino che aveva una lunga tradizione nella coniazione di monete d'oro.

Carlo Magno ritiene necessario emettere una moneta di propaganda che sia messa in relazione con lui ogniqualvolta la si abbia tra le mani. Egli sin dall'inizio cerca di imporre una disciplina uguale per tutti i monetieri e una moneta uniforme per tutti i sudditi.

Si costituiscono corporazioni di monetieri sottoposte alla giurisdizione immediata dei maestri e alla autorità superiore dei conti.

Prova importante, dell'alto valore che Carlo Magno intende dare alle monete d'argento è nel "Capitulare Mantuanum" del marzo 781, dove egli detta disposizioni categoriche atte a togliere dalla circolazione certi denari: sarà considerato vero reato darne o riceverne dopo le calende d'agosto e sarà punibile colui che infrangerà la volontà del sovrano.

Ludovico il Pio completa questa riforma ribadendo per i falsari la pena dell'amputazione di una mano.