Aristotele


I due passi di Aristotele tratti da "La politica" e dall' "Etica a Nicomaco" devono essere messi in rapporto tra loro: nella Politica tratta della moneta in funzione del fenomeno dell'arricchimento. l'Autore nota che, accanto allo scambio in natura esiste una forma di scambio che esercita una sorta di mediazione, potendo essere accettata dovunque in virtù del suo valore reale e, quindi, essere scambiabile.

Nell' Etica a Nicomaco, invece, sottolineando come la società si fondi sulla reciprocità di rapporti e sullo scambio di servizi, ravvisa nella moneta uno strumento di giustizia distributiva, essendo essa un comune denominatore per valutare servizi tra loro non comparabili.

E' chiaro da queste due definizioni come la moneta contenga in sè una forte valenza sociale, che spinta all'eccesso, assume connotazioni fortemente negative.

Circa cinque secoli più tardi, Plinio il Vecchio, premette alla sua breve ma pregnante storia della moneta romana, una valutazione di ordine morale, propria della tradizione dei moralisti precedenti, sostenendo che un grande delitto fu commesso da colui che per primo inventò la moneta.