La monetazione romano-campana


        I contatti che aveva instaurato con la Magna Grecia, abituata ormai da tempo all'uso della moneta, indussero Roma ad adottare tale mezzo di scambio, ereditando il modello proposto dalle città campane. Le monete così prodotte si definiscono romano-campane perchè sono emesse sotto l'autorità di Roma, di cui recano scritto il nome (legenda), ma sono coniate in zecche della Campania, secondo un sistema ponderale e tipi non romani.

        L'inizio di queste serie si individua in due successive emissioni di bronzo che presentano al D/ testa di Apollo e al R/ protome di toro con volto umano (consueto tipo di Neapolis); la legenda della prima indica Roma in caratteri greci, la seconda in caratteri latini (ROMAION).

         In seguito, a partire dagli ultimi decenni del IV secolo a.C, furono coniate tre serie d'argento,con legenda ROMANO. Il loro valore equivaleva a quello della didracma (gr.7,40) e dracma greca (  gr.3,30).
 

                               
didracma romano-campana, 269 a.C                                         didracma romano-campana, circa 290 a.C.
 

Le serie sucessive (forse emesse a Roma) recano legenda Roma ed hanno pesi ridotti

          Ultima emissione di queste serie è il "quadrigato", così chiamato da Plinio, per la presenza sul R/ di Giove su una quadriga guidata dalla Vittoria, mentre al D/ presenta una testa giovanile bifronte laureata.

                                                  
     quadrigato, 220 a.C.                                                                                                statere, cosidetto "oro del giuramento", 218 a.C.
 

        A quest'ultima emissione venne affiancata una moneta d'oro con la stessa testa giovanile bifronte al D/ ed una scena di giuramento (due guerrieri che giurano su un porcellino tenuto da un terzo guerriero) al R/. Entrambe le monete sembrano alludere alla vittoria riportata dai Romani sui Sanniti e la loro coalizione presso Sentinum nel 295 a.C. e alla conseguente pace del 290 a.C. celebrata, appunto, con il giuramento di fedeltà.