I contatti che aveva instaurato con la Magna Grecia, abituata ormai da tempo all'uso della moneta, indussero Roma ad adottare tale mezzo di scambio, ereditando il modello proposto dalle città campane. Le monete così prodotte si definiscono romano- campane perchè sono emesse sotto l'autorità di Roma, di cui recano scritto il nome (legenda), pur essendo coniate in Campania secondo un sistema ponderale e tipi non romani.
Il momento di inizio di queste serie si individua in due successive emissioni di bronzo che presentano al D/ testa di Apollo e al R/ protome di toro con volto umano (consueto tipo di Neapolis), ma la legenda della prima indica Roma in caratteri greci, la seconda in caratteri latini (ROMANO).
In seguito furono coniate monete d'argento, metallo base della monetazione greca. Il loro valore equivaleva a quello della didracma (gr.7,40) e dracma greca ( = gr.3,30) e furono coniate a partire dagli ultimi decenni del IV secolo a.C.
Entrambe le monete sembrano alludere alla vittoria riportata dai Romani sui Sanniti e la loro coalizione presso Sentinum nel 295 a.C. e alla conseguente pace del 290 celebrata, appunto, con il giuramento di fedeltà.