I muraglioni


    Il massiccio intervento urbanistico,che portò ad una precisa delimitazione dell'alveo correggendone l'andamento e eliminandone le naturali sinuosità, provocò pesanti opere di demolizione e scavo che da un lato contribuirono a far scomparire completamente le tracce del porto di Roma e le relative banchine, dall'altro portarono al ritrovamento di una quantità incredibile di reperti archeologici spesso di notevolissimo interesse.

     Tra 1879 e il 1907 l'attività delle draghe galleggianti nel tratto cittadino fu frenetica, perché era necessario sagomare l'alveo e le golene secondo le prescrizioni degli ingegneri progettisti. Si iniziarono anche le demolizioni degli ostacoli individuati in alveo, che spesso non erano altro che i resti di antichi porti o banchine di ormeggio. L'allargamento del letto del fiume e della linea dei muraglioni portò, come è ben noto, anche a importanti scoperte di edifici come quelli individuati presso la Farnesina, che hanno restituito preziose documentazioni pittoriche ed il sepolcro dei Platorini, oggi ricostruito al Museo Nazionale Romano.

    Va detto, comunque, che non tutte le strutture sono state distrutte come dimostrano gli scavi condotti intorno al 1980 presso il Lungotevere Testaccio, vicino all'Emporion, i quali hanno permesso di individuare un'area portuale caratterizzata da un criptoportico su tre piani; le strutture permettono di individuare le varie fasi di utilizzazione del porto dal III secolo a.C. sin al VI secolo, quando l'area fu usata come sepolcreto.
 
 

    Scavi al lungotevere il Testaccio