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Secondo l'impulso proprio
di questi ultimi anni, l'applicazione dell'informatica e poi della cibernetica
agli studi umanistici è diventata sempre più necessaria.
Le implicazioni di questa complessa unione di discipline così diverse
sembrano potersi meglio configurare nel campo delle traduzioni letterarie.
Queste implicazioni sono oggi del tutto irrinunciabili, se ci si vuole
preparare ad un prossimo futuro in cui le traduzioni circolino ancor più
intensamente, e siano sempre più assistite da strumenti tecnici.
I mezzi informatici soccorrono nel campo delle traduzioni attraverso confronti
formali, riconoscono cioè forme, stringhe di testo, parole ed omofoni.
I mezzi cibernetici assistono il traduttore fornendo il dettaglio di isomorfismi
contenutistici, riconoscono ed ordinano gruppi concettuali.
Avendo anche riguardo al mondo del lavoro
oltreché a quello della ricerca, la preparazione di laureati specializzati
che sappiano produrre traduzioni, e che sappiano altresì avvalersi
degli apparati traduttorii propri dei sistemi informatici e cibernetici
non sembra priva di interesse per una sede universitaria che intenda segnalarsi
come avanzata nel campo della ricerca e, insieme, come sensibile al mondo
delle realtà sociali. Una maniera per dire che non ci si propone
di formare specialisti di avventurose discipline, magari di straordinario
interesse scientifico, ma del tutto avulse da una qualsiasi possibilità
di trovare il proprio spazio nella società contemporanea.
Il campo della traduzione sembra quello di migliore attecchimento. E perché
il nostro Paese è sempre stato particolarmente attento alla traduzione,
e perché la spinta verso lo sviluppo dell'integrazione delle differenti
culture appartiene ormai di fatto alla comune sensibilità mondiale,
fino a non poter essere più eludibile.
Non sono pochi i paesi stranieri che adottano già come ordinario
loro costume il finanziamento di traduzioni in lingua italiana, tanto
per promuovere una migliore conoscenza culturale dei loro tesori letterarii,
quanto per favorire una migliore penetrazione culturale e quindi agevolare
migliori rapporti. Un coordinamento con alcuni di questi paesi, che può
esser favorito anche dal configurarsi del Dottorato in Italianistica sempre
più come un Dottorato con non sporadici contatti con l'estero,
visto che sono in avanzata fase di studio stipule di convenzioni con sedi
universitarie illustri di diversi stati, potrebbe facilmente convogliare
risorse verso il Dottorato, e potrebbe, ancor più utilmente, aprire
possibilità di lavoro per i giovani studenti del Dottorato. Ai
quali poi non mancherà anche la possibilità di dirigersi
verso il mondo dell'editoria.
Questo secondo fronte, rappresentato dall'editoria, non può che
rafforzare l'intento primario di lavorare e fare ricerca in maniera sistematica
e conseguente. L'apertura del Dottorato a non effimeri contatti con i
direttori editoriali delle principali case editrici consentirà
di tracciare una via privilegiata per l'ingresso nel campo del lavoro
ai nostri studenti. Ma consentirà anche di poter contare sul contributo
non solo intellettuale di questi organismi coinvolti. E anche per questo
rispetto il Dottorato in Italianistica si potrà giovare dell'ormai
lunga e approfondita consuetudine di lavoro con questi referenti culturali
che provengono direttamente dal mondo del lavoro.
Il traduttore, da qualsiasi lingua traduca, deve possedere una perfetta
padronanza della lingua e del contesto culturale riceventi. Ecco perché
pare naturale che dal Dottorato in Italianistica possa provenire la proposta
di un allargamento alla disciplina della traduzione.
Circa la parte tecnologica, informatica e cibernetica, della traduzione
occorre di necessità acquisire partner esterni alla Facoltà
di Lettere, a incominciare da quelli che si possono reperire nelle facoltà
scientifiche del nostro Ateneo, e in particolare presso la Facoltà
di Ingegneria, saldando in questa maniera rapporti di stretta collaborazione
interna.
Una certa competenza rispetto al tema in questione il Dipartimento di
Studi Filologici Linguistici e Letterari la assicura senza discussione.
In particolare il gruppo dei docenti di Letteratura Italiana e anche taluni
di Linguistica Italiana stanno da tempo lavorando ad un progetto Cofin
sul tema della Ciberletteratura. I risultati di questa ricerca suggeriscono
di non lasciar cadere l'opportunità di stringere il campo degli
studi proprio sulla questione della traduzione letteraria.
Diversa cosa è la traduzione in quanto tale, la traduzione non
letteraria. Per la traduzione non letteraria ci sono già in Facoltà
corsi di studio attivati e perfettamente funzionanti, con anche grande
risposta da parte degli studenti. Ma sembra evidente che se il Dottorato
rappresenta il grado ultimo e massimo dell'iter degli studi, non potrà
accontentarsi se non di puntate verticistiche.
Se una qualche disparità di prospettive offusca ormai da qualche
tempo i finora diversi settori della laurea specialistica, del master
e del Dottorato, tuttavia si rileva che anche nella laurea specialistica
in Italianistica la confluenza di Letteratura Italiana e di Linguistica
Italiana (così come per l'Italiano scritto) consente di valutare
una forte coesione scientifica e didattica nel segno degli interessi qui
prospettati. Cosa che vale come garanzia di impegni rispettati per il
passato e di sicura e fondata certezza di impegni per il futuro.
Fasi integrative per una adeguata preparazione nel campo della traduzione
letteraria attraverso l'uso di macchine informatiche e cibernetiche prevedono
approfondimenti in molti settori, alcuni dei quali qui si indicano:
- programmatori capaci di sviluppare un thesaurus, database e modelli
ipertestuali
- approntatori di siti web
- promotori di e-book
- riversatori on line
La conoscenza letteraria vale qui come requisito primo ed implicito, così
come l'esito letterario resta quello privilegiato. Tuttavia ogni altra
forma di esperienza tecnologicamente avanzata dovrà non solo costituire
fonte primaria, ma mezzo e sistema fondamentale di studio e di formazione.
Ovverosia, per fare un esempio, se la Facoltà prima o poi dovrà
dotarsi di un sistema di video conferenza, lo studente del Dottorato,
che qui si auspica, potrà essere in grado e di dirigere la squadra
di tecnici che appresterà la strumentazione necessaria, e di delineare
lo spettro delle necessità comunicative proprie delle discipline
che dovranno passare attraverso quei media.
In questa maniera anche una Facoltà non scientifica può
riuscire ad acquisire una sua certa dignità scientifica, e non
trovarsi impreparata di fronte all'emergere delle sempre nuove e rivoluzionarie
forme di comunicazione e di manifattura dei prodotti culturali più
tradizionali e antichi. Senza né gravare su altri, né mancare
occasioni ed opportunità.
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