"L'ho conosciuto agli inizi degli anni 60, alla galleria La Tartaruga. Aveva
un colorito olivastro e i capelli lunghi. Era una persona seducente, silenziosa ma in moto
perenne, con unsuo languore interno". Lo ritrae così Giosetta Fioroni, l'amico Mario
Schifano. E il suo ricordosi arricchisce delle parole di Goffredo Parise che, in un
testo/dialogo immaginario del '65, nato per il catalogo della galleria Odyssia di Roma e
lo Studio Marconi di Milano, scriveva: "Dunque, era un uomo di trent'anni, di tipo
sommariamente mediterraneo, se non arabo. In riposoil suo corpo, alto circa 1 metro e 70,
visto da angolazioni e distanze diverse, rivela innanzitutto un languore felino, innocente
e attonito. Come un piccolo puma di cui non si sospetta la muscolatura e lo scatto".
L'artista Giosetta Fioroni è stata anche una compagna di strada di Schifano. Con lui,
Angeli e Festa, è stata protagonista di quel gruppo di pittoridi Piazza del Popolo che,
agli albori degli anni 60, rinnovarono l'arte italiana.
Cosa accadeva intorno alla cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo?
E' stata soprattutto un'esperienza comune, nata dalle nostre frequentazioni. L'espressione
"Scuola di Piazza del Popolo" è stata proprio coniata per questo nostro gruppo.
Poi arrivaronogli altri, i più giovani, come Mambor, Tacchi e anche Pascali. Mario
decollò subito perchévennero a Roma Leo Castelli con Ileana Sonnabend e s'innamorarono
di lui.
Dove vi incontravate?
Ci vedevamo la sera al caffè Rosati oppure alla galleria di Plinio de Martiis. Io giravo
meno di loro la notte ma spesso cenavamo insieme, con altri amici comuni come Franchetti o
Pliniostesso.
Parlavate di arte?
Mai. Facevamo gite al mare, a Tor Caldara, vicino Anzio, che a quei tempi era un pezzo di
mareintonso. E loro, soprattutto Schifano e Angeli che erano dei gran seduttori, parlavano
di ragazze. Mario aveva come compagna Anita Pallenberg, che era una donna divertente e
eccentrica.Si truccava spesso di verde, in anteprima sulle nuove tendenze di oggi. I due
insieme erano unacoppia eccezionale.
Non ti sembra che la stampa, ricordando Schifano, abbia un po' troppo
insistito sulla sua figuradi "maudib"?
Effettivamente, Mario ha avuto una vita movimentata. Ma lui è stato fondamentalmente un
grande pittore e va ricordato per questo. Anche se ha sperimentato tutte le tecniche
possibili, si ècimentato col cinema e ha lavorato con la fotografia. Il film di Marco
Ferreri "Dillinger è morto" è dedicato a lui. Ferreri lo incontrò e fece un
bagno figurativo dentro le sue opere.Schifano è stato un grandissimo pittore lirico. Dopo
Matisse, indicherei lui. Ha perseguito amodo suo una lezione mediterranea, felice e
luminosa. Certo, ha sperimentato molto e ha fattoquadri con foto emuisionate su tela
oppure ha rubato immagini alla televisione. Ma il lato pittorico ha travolto tutto. Lui ha
sempre scelto di dipingere. Ha fatto molti quadri, alcunitirati via, ma tanti capolavori
importanti che hanno segnato ogni periodo, raccontando in modolibero la realtà
circostante.
Quali parole dedicheresti a Schifano per lasciare un ritratto degli
ultimi suoi anni?
La cosa straordinaria è che Mario ha sempre vissuto come voleva, non si è mai annoiato,
grazieanche alle figure femminili, sempre particolari, che ha avuto accanto. Ha fatto di
questa sua vita un gesto continuo di leggerezza e allegria, nonostante i problemi e le
difficoltà che ha incontrato sul suo percorso esistenziale. Posso concludere ancora con
Parise che nel corso delsuo dialogo immaginario del '65 fa dire a un ipotetico spettatore:
'Ma Schifano è anche intelligente?'. Risposta: 'L'intelligenza di capire la vita nella
sua immediatezza, la sua eraun'intelligenza artistica'.
 |