Zingari: oltre il sogno romantico

di Giuseppe Cossuto

B ambini sporchi e laceri, megere bisunte e deformi dai denti d'oro, liberi eroi suonatori di chitarra e ballerine di flamenco sembra vivano da alcuni secoli ai margini delle nostre città, pronti a rapire bambini e ad importunare i passanti. Fanno disperare i sindaci ed alzare il livello di scontro tra gli abitanti dei quartieri popolari. Ma è sempre stato così, e "loro", gli "Zingari" sono stati sempre così, oppure queste sono sono immagini riflettenti le nostre concezioni?

Naturalmente la realtà è molto più complessa di quello che si immagina, e la "verità" storica sull'origine degli "Zingari" è ancora più difficile stabilirla. Teorie rinascimentali ed illuministe mischiate con pseudo-scientifiche ipotesi contemporanee vengono spacciate come verità assolute, contribuendo ad alimentare le incomprensioni e le confusioni. Un dato è pero certo: gli "Zingari" sono quasi sempre stati definiti in "negativo" dalle popolazioni con le quali sono entrati in contatto e, in linea generale, sono stati sempre stati considerati "estranei" dalle stesse popolazioni. Sembra che gli attuali termini Zigauer, Tzigan, Zingaro e tutte le altre varianti compreso il turco Cingane ed il tataro Shinganè derivino dal nome di una setta in odore di eresia dell'Impero bizantino, gli Hatsigganoi.

Nell'Europa centro-occidentale gli "Zingari" vennero automaticamente identificati, non diversamente da quanto era avvenuto a Costantinopoli, con il "nemico" per eccellenza ovvero il Tataro o il Saraceno, o anche lo Heiden (il Pagano) in talune zone della Germania. Anche l'appellativo "bohémien" (e cioè boemo) è da mettere in relazione con il "nemico": in Boemia si erano infatti sviluppati movimenti ereticali, quale quello degli Hussiti che, secondo l'immaginario collettivo delle popolazioni cattoliche dell'epoca, avevano come scopo il capovolgimento dell'ordine sociale. Per ciò che concerne il termine "egiziano" (che ha dato i termini gipsy, gitan, gitano in alcune lingue occidentali), questo deriverebbe dalla credenza diffusa in Occidente che gli "Zingari" provenissero dal Piccolo Egitto, ovvero Methòni, una località del Peloponneso. I primi documenti scritti riguardanti gli "antenati" degli attuali zingari risalgono XIV secolo, e quindi in epoca molto tarda.

Alcuni studi linguistici e filologici, iniziati XVIII secolo, hanno portato alla conclusione (?) che gli "Zingari" provengono dalla regione indiana e sono stati portati in Europa dagli invasori Turchi. Invero la ricerca storico-filologica, in questo come in altri campi, ha bisogno ancora di continue prove.

Sta' di fatto che gruppi "zingari" si trovavano in Europa ben prima dell'arrivo delle orde di Tamerlano (fine del XIV, inizio del XV secolo), e che i Turchi, in buona parte dell'Europa dell'est non erano affatto "invasori", bensì autoctoni. In seguito, durante l'Impero ottomano, gli Zingari godettero di privilegi speciali da parte del governo, fatto che invalida le teorie della "fuga da Oriente" verso l'Europa occidentale a causa delle pressioni turche.

Un'altra grossa confusione è determinata anche dall'uso dell'etnonimo "Rom", preferito, non si sa perché a quello di Zingaro. Secondo alcuni studiosi (Martin Block in primo luogo) questo etnonimo sarebbe una designazione comune a tutti gli "Zingari del mondo". In effetti questo termine era usato soltanto dagli Zingari d'Europa centrale, nei quali i richiami culturali con la Romania (ovvero con buona parte degli antichi territori dell'Impero bizantino, non solo l'attuale Stato), erano e sono numerosi. Altri etnonimi usati dagli Zingari per definirsi sono Manush (tedesco: Mensch=uomo) in ambiente germanofono, Calé usato anche come peggiorativo (nero, negro), ed in Italia quello di Sinti.

Le peregrinazioni del conte Andrea in Occidente ed in Italia

Nel 1407 nei documenti della città di Hildesheim vengono arrivano alcuni viandanti definiti "tatari", nel 1417 alcuni gruppi vengono registrati a Basilea, e nello stesso periodo raggiungono pressoché tutte le città europee, muniti di lettere di protezione (autentiche!) firmate dall'imperatore Sigismondo. I nuclei di "tartari" ed "egiziani" erano formati dalle cento alle trecento persone (bambini esclusi). Un gruppo più che consistente, composto da circa 14.000 persone, arrivò a Strasburgo nel 1418, capitanato dal "conte" Michele, il quale affermava di essere fuggito dall'Egitto. Suo fratello, il "conte" Andrea, signore del Piccolo Egitto, si spinse fino a Bruxelles, a da qui in Olanda. In seguito, nel 1422, Andrea entra in Bologna, per passare da Forlì e raggiungere Roma accompagnato da inverosimili (ma accettate come vere dalle varie municipalità!) lettere di raccomandazione firmate dal pontefice Martino V. A Parigi sono nel 1427 e si dichiarano fuggiti dall'Egitto, in quanto cristiani e perseguitati. Sul finire del XVII secolo alcuni Zingari arrivano in Svezia e si presentano come tatari per approfittare delle buone relazioni esistenti tra il regno di Svezia ed il khanato tataro di Crimea. Nel 1425 un gruppo scacciato dalla Francia giunge in Spagna e nel 1447 una "folla di egiziani" entra a Barcellona dove viene perseguitata e scacciata dalle autorità ecclesiastiche. Dal XVI secolo in poi è tutta una serie di esclusioni, deportazioni e massacri ai danni degli zingari.

Come si sarà capito da queste poche righe, tra gli "Zingari" si trovavano anche persone di rango elevato, probabilmente dotti nelle lettere e maestri dell'arte militare, capaci di farsi ricevere da imperatori ed alti prelati. Le grandi compagnie di ventura disciolte (con capitani e nobili in testa), i diseredati di ogni luogo, gli scismatici e gli eretici, gli sbandati ed i proscritti trovavano di fronte a loro soltanto paura e, nei secoli, si sono compattati tra loro. Un forzoso nomadismo o una forzata sedentarizzazione, soluzioni di un'Europa che sempre di più non tollerava lo "straniero" e meno che mai la diversità.

Nota: le grafie delle varie lingue sono semplificate ed adattate all'italiano. Per saperne di più:

(N. B. Abbiamo inserito soltanto bibliografia essenziale in lingua italiana e di facile reperibilità):
Mirella KARPATI (a cura di), Zingari ieri e oggi, Lacio Drom, Roma, 1993. Françoise COZANNET, Gli zingari. Miti e usanze religiose, Mondadori, Milano, 1990.
Giorgio MANCINELLI, Gli Zingari. I canti, le fiabe, la storia, il costume, Lato Side, Roma, 1982.
Bart MCDOWELL, Zingari. Vagabondi del mondo, National Geographic Society/ Giunti-Martello, Firenze, 1979.
Rajko DIURI¢; Nebojsa BATO TOMASEVI¢, Zingari, Rizzoli, Milano, 1989.
Jean-Pierre LIEGEOIS, Rom, Sinti, Kalè...Zingari e Viaggianti in Europa, Edizioni Lacio Drom, Roma, 1994. [Una nostra recensione in Oriente Moderno, Anno XIV (LXXV), N°ree; 7-12 (Luglio-Dicembre 1995), pp. 329-332].
Donald KENRIK, Zingari: dall'India al Mediterraneo. La migrazione degli Zingari, Centro di Ricerche Zingare, Parigi- Centro Studi Zingari, Roma- ANICIA, Roma, 1995, Collana "Interface". [Una nostra recensione in Oriente Moderno, Anno XIV (LXXV), N°ree; 7-12 (Luglio-Dicembre 1995), pp. 332-333].
Giulio SORAVIA, Manuale pratico di Romanes, Centro Studi Zingari, Roma.
Giulio SORAVIA, Vocabolario sinottico delle lingue zingare parlate in Italia, Centro Studi Zingari, Roma, 1996.
Sulla identificazione Tatari=Zingari nell'Europa sud-orientale epoca medioevale rimandiamo al nostro (con bibliografia) Giuseppe COSSUTO, "Appunti su alcune popolazioni turcofone del litorale occidentale del Mar Nero nel periodo timuride", in Oriente Moderno.
Un'importante mezzo di costante informazione sul mondo zingaro è la rivista bimestrale Lacio Drom, edita dal Centro studi zingari di Roma, via dei Barbieri, 22, 00186.
Lšautore si rende disponibile per chiarimenti sul tema trattato: E-mail: oxus@geocities.com (subject: Zingari)

Gli Zingari in sito: Oxus Associazione per la promozione degli studi orientalistici
L'associazione, con sede a Roma è costituita da giovani orientalisti di varie nazionalità e si occupa prevalentemente d'Islam e di minoranze.
Istituto per l'Oriente "C. A. Nallino":
Prestigiosa istituzione italiana fornisce materiale ed informazioni di primissima mano sull'Islam, pubblica la valida rivista Oriente Moderno.



Giuseppe Cossuto lavora presso l'Istituto per l'Oriente "C. A. Nallino", Roma- Centro di Studi Ottomani, Bucarest