"Arabi e negri? Non sono ariani" Le leggi razziali del '38 e le circolari emanate dal regime fascista

Il Manifesto del 2.10.1997
di Michele Sarfatti

Sessant'anni or sono, l'1 giugno 1936, il regio decreto legge 1019 dispose il divieto totale di concessione della cittadinanza italiana ai meticci figli di genitori ignoti. Tale concessione era già sottoposta a complesse limitazioni, e la sua generalizzazione del divieto poté sembrare (a coloro che si accorsero della sua introduzione) un fatto di poca o punta rilevanza. In realtà questa nuova norma costituì la prima concretizzazione di una nuova politica: l'anno successivo vennero vietate le convivenze tra italiani e "sudditi coloniali", nel 1938 vennero vietati i matrimoni tra "italiani ariani" e semiti o camiti, nel 1940 venne vietata la concessione della cittadinanza a pressoché tutti i meticci.. Così, mentre la criminale conquista dell'Etiopia si era svolta all'insegna della "faccetta nera, bella abissina" che "aspettava" I'ovviamente virile soldato italiano, la proclamazione dell'impero fu immediatamente seguita dalI'introduzione di un razzismo che possiamo definire puro e non più coloniale.

L'Italia non ama riconoscere il proprio passato razzista; lo si deduce anche dal fatto che preferiamo sollecitare l'allestimento di musei dedicati a quello che "gli altri ci hanno fatto" (Fosse Ardeatine, foibe ecc.) piuttosto che ai crimini commessi dall'ltalia o da italiani (colonialismo, razzismo "anticamita", antisemitismo nostrale...). E però, prima che questo sessantesimo si chiuda, non sembra inutile dedicare un po' di attenzione al processo avviato ufficialmente l'1 giugno 1936. Essendo il tema assai vasto (purtroppo), converrà limitarsi ad esporre alcuni aspetti meno noti del cialtronesco itinerario fascista in ordine alla classificazione delle razze.

Si può iniziare dal decalogo Il fascismo e i problemi della razza (noto anche come "Manifesto deaii scienziati razzisti") del 13 luglio 1938. Il primo punto del documento si concludeva con le parole "dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori ma soltanto che esistono razze umane differenti", ovverosia con la proposizione di un razzismo differenzialista e non gerarchico (in base al quale comunque veniva affermata la necessità di una separazione tra le razze e il divieto di matrimonio tra gli appartenenti alla "razza italiana" e gli appartenenti a "razze extraeuropee").

I motivi di quella proposizione sono ancora oggetto d'indagine, ma perlomeno uno di essi può essere facilmente individuato scorrendo i messaggi inviati da Ciano ad alcuni diplomatici italiani: 1'8 agosto 1938 egli esortò l'ambasciatore a Tokyo a sottolineare ai perplessi giapponesi l'"ammirazione" italiana per quella razza e a ricordare che " il decalogo degli studiosi fascisti esclude suddivisione delle razze in superiori e inferiori", e il 10 agosto egli invitò i numerosi ambasciatori e consoli dislocati lungo l'ampia fascia tra Casabianca e Kabul a far conoscere "in codesti ambienti arabi che l'antisemitismo itaíiano si riferisce esclusivamente agli elementi ebraici" e che "i sentimenti che ispirano (I'ltalia) nei riguardi del mondo arabo (...) non risentiranno menomamente della presa di posizione del regime nella questione della razza".

Insomma la politica razzista del fascismo italiano (comprese le dichiarazioni ideologiche) tenne ben conto delle esigenze della sua politica internazionale. Della straripante normativa antiebraica, si possono evidenziare le decisioni del regime del 1938 e del 1942 di costituire in Etiopia e in Libia comunità ebraiche distinte per gli ebrei italiani o "stranieri assimilati" e per quelli yemeniti o etiopici (a Dire Daua e Addis Abeba), e per gli ebrei italiani e per quelli libici (a Bengasi e Tripoli). Come se la neoidentificata razza ebraica fosse composta da sottorazze diverse: una "ebraicoarianeggiante" e una "ebraico-semiteggiante" (o "camiteggiante")!

Esaminiamo ora la questione del servizio militare, concernente ovviamente solo i cittadini italiani: gli ebrei "puri" ne vennero esclusi totalmente nell'autunno 1938 (nominalmente, la legge consentì I'ammissione di coloro i cui genitori possedevano determinate benemerenze, in realtà tale eccezione venne annullata con disposizioni di carattere interno) i mezzi-ebrei vennero ammessi o esclusi a seconda che fossero stati definiti ebrei o ariani; nulla sappiamo intorno ad eventuali cittadini di colore; i meticci continuarono - per lo meno per un certo periodo - ad essere ammessi, ma dall'ottobre 1938 fu loro impedito di conseguire qualsiasi grado, affinché non potessero "esercitare azione di comando sui militari bianchi". Questo differente trattamento non va esaminato fotograficamente, bensì all'interno di un processo dal decorso talora incoerente, ma destinato a concludersi con una nazione integralmente razzista e popolata unicamente da Bac (bianchi, ariani, cristiani). Ed, essendo il gruppo dei misti destinato ad esaurirsi nel tempo (per via del divieto di nuovi matrimoni misti), le diverse soluzioni adottate per i mezzi-ebrei e i meticci devono essere colte nel loro significato di decisioni comunque temporanee, prese da un governo che lavora passo dopo passo e letteralmente sperimenta le proprie potenzialità nell'azione razzista (peraltro con I'approvazione e lo stimolo - perché negarlo? - dei giovani fascisti idealisti).

Per quanto concerne infine l'opera classificatoria vera e propria, disponiamo di due riepiloghi parziali (sempre concernenti i non ebrei) elaborati dalla Direzione generale per la demografia e la razza, istituita da Mussolini presso il ministero dell'lnterno da lui diretto. Un prospetto dell'estate 1938 elencò tra i non ariani: i negri, gli arabo-berberi, i mongoli, gli indiani, gli armeni, i turchi, gli yemeniti e i palestinesi. Una circolare dell'anno successivo concernente il divieto di matrimoni misti confermò tale assegnazione per gli arabi, i cinesi e i turchi, affiancò loro i libanesi e i meticci, e stabilì che gli indiani gli iraniani, gli armeni e gli "albanesi cristiani o musulmani" erano "considerati di razza ariana"; mentre gli egiziani erano da definire "caso per caso". La mutevolezza classificatoria concernente gli ignari indiani e armeni la pesante incertezza relativa agli inconsapevoli egiziani, e più in generale tutta questa imbecille attività mentale possono suscitare in noi un sentimento di ironica commiserazione. Ma ricordiamoci quanto sangue è stato versato dagli eserciti alleati e dal movimento di insurrezione civile per liberare I'ltalia dal fascismo razzista e antisemita.