Attrazione buddhista

Il Manifesto del 27.10.1997
di Filippo Gentiloni

Non è difficile prevedere che, anche nel nostro paese, il "divino" avrà sempre più il volto del buddhismo. Volto: sapore, colore, immagine. Non tanto per i numeri, né perché procedono le trattative per l' "Intesa" fra il governo e l'Unione Buddhista Italiana (Ubi), e neppure per il rilievo mondiale della persona e della figura del Dalai Lama: in realtà I'influsso del buddhismo è molto forte su tutte le religioni, alla fine del secolo XX, anche sul nostro cattolicesimo. Dall'Oriente all'Occidente: il movimento culturale e religioso si è rovesciato. Vale la pena di rifletterci, senza alcuna pretesa né di sintesi né di conclusioni (lo stesso pensiero buddhista le escluderebbe). Solo qualche spunto.

I numeri, prima di tutto. Si parla di circa 100 mila buddhisti italiani: una minoranza religiosa notevole, preceduta solo dai musulmani e dai Testimoni di Geova. Ma del buddhismo è difficile stabilire i confini, proprio perché non si tratta né di dogmi in cui credere o non credere, né di appartenenza, tanto meno di tessere. Uno spirito, una mentalità, una ricerca. Un insieme, quindi, piuttosto sfuggente. Anche per questo motivo, i lavori per l'lntesa procedono con una certa difficoltà. Come è noto, le forme di pensiero e di vita buddhiste sono diverse, non sempre facili da accordarsi.

L'Ubi chiede al governo italiano, fra I'altro: garanzia di libera comunicazione con le organizzazioni internazionali buddhiste; permessi per i praticanti buddhisti in servizio militare; scuole che consentano la conservazione di lingua, tradizioni, culture; libera circolazione per i ministri di culto stranieri; il solito 8 per mille dell'lrpef, ecc. Richieste molto ragionevoli, e analoghe a quelle delle Intese firmate con altre minoranze religiose.

In realtà il fascino esercitato dalla tradizione buddhista va molto al di là dei confini dell'Ubi. In un recente convegno a Torino sulla presenza buddhista in Italia, don Umberto Neri, studioso della questione, ha affermato: "Molto più che all'islam la cui presenza fra noi è massiccia, e che tanto impressiona certi ambienti cattolici, penso alle religioni estremo-orientali. Soprattutto al buddhismo. Nei confronti della sua ondata - e per ora sono solo i primi spruzzi d'acqua che ci colpiscono - il 'nostro' cristianesimo potrà trovarsi in gravissimo imbarazzo. A una religione che non è una fede, e che concentra tutto il suo messaggio nella promessa, non sempre illusoria!, del conseguimento di una felicità fatta di pace e di consenso al destino, noi non possiamo opporre un cristianesimo ridotto a etica e, per giunta, piuttosto mondanizzante".

A questa fotografia del Buddhismo, forse troppo ripiegata sull'io, sembra mancare l'elemento essenziale della compassione. Comunque l'imbarazzo del nostro cattolicesimo è palpabile. I segnali di un graduale spostamento verso lo psicologico sono più che evidenti. Non tanto la verità, quanto la felicità, o, se si preferisce, il senso. Il concorso con tutte le altre religioni è aperto: vincerà quella che sarà in grado di assicurare maggiore serenità, pace, e anche solidarietà. Psicologizzazione e socializzazione. Il buddhismo sembra partire avvantaggiato.

Ma le questioni sono molte e difficili. Il confronto buddhista-cristiano è aperto. Lo conferma, di numero in numero, la bella rivista Paramita "Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", due sostantivi particolarmente indicativi. Ma un teologo cattolico molto noto e aperto al dialogo, Severino Dianich, di ritorno dalla Cambogia dove ha tenuto un corso di storia del cristianesimo a un gruppo di professori buddhisti, dichiara: "È difficile immaginare due figure di salvatori così opposte fra di loro: da un lato le infinite immagini, sempre uguali a se stesse, del Buddha seduto sul fiore di loto, con il suo enigmatico sorriso e l'indefinito senso di pace che ne emana, e dall'altro la figura tormentata di Gesù inchiodato alla croce". Fra le due "icone" molti di noi probabilmente non se la sentono di scegliere. Rischiano, però, quegli "inciuci" religiosi oggi di moda.