Razzismo, una malattia invivibile
solo se lo conosci a fondo, lo eviti

L'Unità del 29.10.1997
di Eleonora Martelli

Il sistema di pensiero razzista che fa parte della cultura della nostra società è come un motore non sempre spinto alla velocità massima. Il suo ronzìo è quasi impercettibile, come quello di un buon motore in folle, che può, al momento buono, in un momento di crisi, partire. In ogni caso, in modo e misura diversi, consuma sempre informazione, materiali, vite. Con l'arrivo in Italia degli immigrati dai paesi del "terzo mondo", in particolare dalla metà degli anni 80, questo sistema viene messo in moto, subisce un'accelerazione e si pone in modo più scoperto...». Dunque, come sostiene questa efficace metafora tratta da"La pelle giusta", un libro di PaolaTabet, il razzismo in Italia é una questione di lunga data. Un problema complesso, stratificato. In Italia ed in Europa, è meglio precisare.

Alla conferenza internazionale "Conoscere il razzismo per combatterlo", che si è conclusa ieri a Roma (promossa dal Dipartimento per gli attari sociali della Presidenza del Consiglio, dalla Commissione europea, dal Cnel e dall'lsmu-Fondazione Cariplo), questa consapevolezza acquisita in modo definitivo è stata la base comune di esperienze molto diverse, il punto di partenza dei lavori, ai quali hanno partecipato sociologi, politologi, storici, politici, rappresentanti delle associazioni e delle istituzioni. Che cosa vuol dire essere antirazzisti, oggi? E che cosa significano, nella pratica, parole come "multiculturalismo" e "identità"? Qual è il nesso tra immigrazione e xenofobia? Quale ruolo devono avere la politica e le istituzioni nel contrastare il razzismo? E quale rapporto deve esserci fra diritti di cittadinanza e diritto alle proprie identità culturali? E l'Europa, come incide nella lotta contro il razzismo? Queste le tematiche intorno a cui ha ruotato il dibattito.

Alla vigilia della discussione alla Camera della legge sull'immigrazione, il ministro degli Affari sociali Livia Turco, in apertura dei lavori, ha posto l'accento sul ruolo delle istituzioni."Per superare l'ostilità diffusa contro gli immigrati - ha detto - è necessaria un'azione pubblica, che agisca su molti piani. Contro il razzismo non bastano i buoni sentimenti, ma è necessario un lavoro quotidiano, la definizione di regole ed una nuova cultura».

Va in questo senso la nuova legge, ha continuato, che finalmente riconosce l'esistenza delle discriminazioni razziali, e che contiene vere e proprie sanzioni nei confronti di chi manifesta comportamenti razzisti. E, fra le risposte che la politica deve a questo problema, il ministro ha ricordato l'importanza di riconoscere agli stranieri regolarmente presenti nel nostro paese il diritto di voto amministrativo. "Il che vuol dire- ha aggiunto - appartenenza, e assunzione di responsabilità nei confronti della comunità". Anche il presidente della Camera Luciano Violante ha rilevato l'importanza di questa legge, che per la prima volta supera"I'alternanza fra l'emergenza e la sanatoria». Ma, ha sottolineato Violante, "chi ha responsabilità politiche deve impegnarsi soprattutto sul fronte della formazione e della sicurezza quotidiana dei cittadini». Ma il convegno ha affrontato il problema con respiro europeo. Anzi, lottare contro il razzismo è, in un certo senso, costruire l'Europa. Anche perché non bisogna dimenticare che la ricchezza dell'Europa è costituita proprio dalle sue diversità.

Lo ha affermato Patrice Venturini, della Commissione Europea, il quale ha aggiunto che il razzismo "rimane comunque una questione di responsabilità nazionale". Un affresco preciso e preoccupato della situazione del razzismo in Germania è stato fatto dal giurista e giornalista Herbert Pratl.

"Cinquant'anni dopo l'Olocausto, la Germania si trova nella condizione di un ex alcolista che, se avesse una ricaduta, sarebbe particolarmente grave», ha esordito. Una storia, quella tedesca, di grandi successi per quanto riguarda l'immigrazione: ormai ci sono molte comunità straniere, e la più numerosa è quella turca, integrate nel tessuto sociale del paese. "La Germania dunque, si è raccordata al periodo multietnico della sua storia", ha detto Pratl. Ma oltre i successi, per il giurista sono tanti i problemi irrisolti:"Ciò che 18 anni fa fu chiesto come provvedimento urgente, e cioè la cittadinanza per gli immigrati e la riduzione delle barriere legali, ancora non è stato realizzato - ha continuato -. La legge continua a vedere nei cittadini stranieri non occasioni di arricchimento per la società, ma una fonte di pericolo. In Germania, in sostanza, c'è un razzismo strutturale. Che si può constatare anche nel fatto che gli stranieri, che sono il 30'% dei lavoratori, si sentono abbandonati dai sindacati».

Il dibattito, lo scambio di informazioni e di idee si è svolto a momenti con un certo nervosismo sottopelle. E con alcune provocazioni lanciate e non raccolte. Come quella di Giuseppe De Rita, presidente del Cnel, che ha contestato la relazione della sociologa Laura Balbo, la quale, alla ricerca di una soluzione al problema del razzismo diffuso e nascosto, analizzava "il linguaggio razzista» e "I'imbarazzo negli incontri sociali", che tutti abbiamo avuto modo di conoscere."Senza un coinvolgimento personale, quotidiano, faticoso, che ci veda impegnati in prima persona nell'affrontare il razzismo latente della nostra società, esso non potrà essere superato», ha affermato Balbo. "È un approccio minimalista - le ha fatto eco De Rita con toni incomprensibilmente polemici -, che non fa onore alla grande tradizione culturale europea,ricca di idee forti!".

Infine, a conclusione dei lavori, lo storico della politica Gian Enrico Rusconi ha relazionato sull'inquieto rapporto fra laicità e multiculturalismo; e sulla necessità di costruire una nuova cultura dei diritti per gli stranieri, che comprenda anche il rispetto "della loro integrità identitaria e della particolarità storica della propria origine".