Sorgono le torri
La
torre è presente nella fortificazione come elemento isolato o inserito nelle mura. Nel
primo Medioevo e alle origini del Feudalesimo la torre apparve come elemento
architettonico comune alle fortificazioni e ai castelli feudali o, isolata, quale posto di
osservazione e difesa avanzata. La funzione della torre era prettamente difensiva, la
costruzione dalla pianta per lo più quadrata e di dimensioni ristrette, mentre l'interno
era diviso in piani con pavimenti, scale di legno e a volte collegato a sotterranei
destinati alla raccolta di provviste in caso di assedio. L'utilizzazione della torre,
comunque, trovò un notevole incremento e sviluppo nelle città comunali quando da
costruzione esplicitamente militare divenne una sorta di "status symbol"
nobiliare. La costruzione delle torri andò infittendosi nel nucleo centrale dell'abitato
secondo una planimetria simile a quella delle torri guerresche dei castelli. Il
Gregorovius ritiene che a Roma, nel XII secolo, ci fossero 900 torri. Anche se il numero
può sembrare esagerato la città doveva effettivamente apparire ricca di tali
costruzioni, segni delle dimore baronali. Le lotte fra fazioni o quelle del Papa e il
Senato contro i baroni con conseguente confisca e distruzione di case, torri e palazzi
della parte soccombente, furono, insieme a fenomeni naturali come il terremoto del 1348,
tra le cause prime della notevole perdita di tali monumenti storici.
È in parte alle esigenze di difesa, come si è detto, e in parte alla necessità di
segnalare la giurisdizione che si deve la costruzione di quel sistema di torri delle quali
è costellata la campagna romana. Nell'agro romano di torri di segnalazione e di vedetta -
dette "vigilae" - che da un centro fortificato si irradiavano sin sulla spiaggia
si ha notizia dal tempo di Gregorio Magno. Molte torri sono però scomparse ma
sopravvissero, come nel caso di Tor Vergata, nel nome della località nella quale
sorgevano, permettendo così di ricostruire l'antica rete delle proprietà, della
viabilità e della difesa.
Per la storia che ci interessa, fra il decimo e l'undicesimo secolo l'aristocrazia
laziale, che aveva le sue basi territoriali nella provincia, acquistò una nuova
importanza politica. Essa si alleò con il papa nella difesa della città e delle campagne
contro le incursioni saracene. Esponente di questo nuovo patriziato di soldati fu
Alberico, capostipite dei conti di Tuscolo.
Nell'undicesimo secolo il papato riacquistò in Europa un rilievo preminente e,
conseguentemente, le abbazie procedettero alla ricomposizione delle proprietà ed alla
riconcentrazione delle popolazioni rurali in abitati fortificati posti in luoghi elevati
dominanti la campagna: i cosiddetti "incastellamenti". L'esempio delle abbazie
fu seguito anche dai signori feudali. Per i privati, i castelli fortificati furono una
garanzia di difesa della proprietà, ma anche una base di appoggio. Per la Chiesa il borgo
fortificato, vantaggioso all'inizio a fini difensivi, divenne in breve la premessa di un
passaggio di poteri nelle mani dei vari signorotti.