Il periodo che va dal crollo dell'Impero alla dominazione gota è caratterizzato da una relativa abbondanza di fonti scritte contrapposta a rinvenimenti monetali scarsi rispetto al volume degli scambi commerciali in Italia nello stesso periodo.
Il principale sostituto della moneta è la cosiddetta "moneta naturale", cioè gioielli, indumenti, bestiame, grano e altre merci usate come mezzi di scambio.
Negli ultimi anni dell'Impero Romano la moneta d'oro è definitivamente fissata sulla nuova base ponderale del solido (g.4.5) e delle sue nuove frazioni: il semisse (la sua metà) e il tremisse (il suo terzo). La siliqua d'argento, che deve sostituire gli Antoniniani d'argento ormai troppo inflazionati, viene coniata molto di rado; la moneta di bronzo è ridotta ad un peso minimo e alle minime dimensioni ed è detta nummo.
Nel IV secolo le imposte venivano pagate in moneta, ma il valore della moneta stessa era dato dal peso del metallo liquefatto, a dimostrazione che lo stesso Stato non si fida del valore di questa.
Nello stesso periodo i monetieri sono numerosi e assai ricchi. Essi tentano tuttavia di abbandonare questo mestiere, ritenendolo non più redditizio, ma una serie di leggi impedisce un abbandono di massa.
Tra le cause del crollo della monetazione c'è la mancanza d'oro divenuto ormai insufficiente per la produzione delle zecche.
Falsificare moneta, fabbricarla in officine private e persino rifiutare monete vecchie e logore è punibile come delitto di lesa maestà. Ciò spiega anche la presenza di vecchie monete dei secoli precedenti ritrovate in ripostigli del V secolo.
Nello stesso periodo gli assi dei Claudii e dei Flavii sono usati come moneta spicciola, poiché c'è scarsità di circolazione di bronzo.
Con Odoacre e i re Ostrogoti abbiamo un tentativo di restaurazione più che un tentativo di rivoluzione monetaria. Infatti sotto di essi si coniano: solidi e tremissi d'oro di buon peso e buona lega, la siliqua d'argento e le sue frazioni, monete di bronzo di infimo valore. La gente continua inoltre ad usare monete vecchie, nuove imitazioni e contraffazioni private.
Il solo fatto nuovo è un ritorno all'antico: sono emerse monete di bronzo pesanti con la raffigurazione della lupa capitolina e le iniziali SC, simbolo del diritto senatoriale di coniare moneta. Timidamente sono introdotti le effigi e i monogrammi dei re barbari su alcune monete di bronzo e d'argento, influenzate dai modelli epigrafici e iconografici bizantini.