Pompei - Casa dei Vettii, affresco con scena di coniazione


L'esempio di Pompei


     Pompei- Casa della suonatrice
 

    Gli studi sulla circolazione monetale nel mondo antico acquistano un significato particolare a Pompei, dove la situazione monetale per le cause stesse della catastrofe è stata fotografata nella pienezza della sua realtà; infatti la composizione di "quell'enorme ripostiglio", quale è Pompei, trae origine non da un fenomeno di tesaurizzazione, cioè da una scelta dei pezzi di maggiore valore intrinseco, ma dalle necessità della vita quotidiana .

     Risale al 1950 l'articolo di L.Breglia, pubblicato in una miscellanea edita in occasione del bicentenario degli scavi di Pompei, in cui, per la prima volta, veniva affrontato lo studio della circolazione monetale.

    La conclusione dello studio, che si basa sul rapporto quantitativo delle monete nei tre metalli e che trova conferma nei rinvenimenti, mette in evidenza l'importanza della valuta enea, moneta centrale nella circolazione pompeiana, perchè base della vita quotidiana.

     Le modalità di ritrovamento delle monete sono varie. Spesso dei piccoli gruzzoli, costituiti generalmente solo da moneta bronzea,  vengono recuperati vicino ad uno scheletro. In molti casi, l'eseguità di questi assicura che essi rappresentano solo la borsa contenente il denaro sufficiente alle esigenze quotidiane di un cittadino medio; in altri casi, la maggiore entità della somma ed il coesistere con essa di oreficeria e/o di argenti, ci attesta che il gruzzolo rappresenta il patrimonio liquido che il pompeiano fuggiasco cercava di portare via con sè. In casi più rari sono stati rinvenuti veri e propri tesori  nascosti nelle case, che mostrano un evidente criterio di scelta dei "preziosi" finalizzati ad una tesaurizzazione.
Esaminando la composizione delle tre categorie di rinvenimento sopra descritte, si nota che il bronzo prevale nel primo tipo di ritrovamento, è presente in parte anche nel secondo, mentre è completamente assente nel terzo; viceversa argento e oro sono caratteristici soprattutto degli ultimi due tipi di rinvenimento, in particolare l'oro della terza categoria. E' evidente che tanto l'uno quanto l'altro metallo, più che alla circolazione quotidiana, sono chiamati a costituire, soprattutto l'oro, la riserva, il patrimonio di famiglia.
   Per la vita giornaliera era, dunque, sufficiente la valuta enea, come ci mostra il modesto contenuto dei portamonete, oscillante prevalentemente tra i 2 e i 20 sesterzi. Tale dato è confermato da una nota che documenta la spesa per nove giorni consecutivi di una famiglia di tre persone per una media giornaliera stimata di circa sei sesterzi.

   Interessante è anche l'analisi del circolante nel 79 d.C.: la valuta più rappresentata è quella di Vespasiano, con poco meno della metà di tutto il numerario, seguito da Nerone con circa il 25%. Il restante 25% è suddiviso, in ordine decrescente, in materiale repubblicano (in argento e in bronzo); di Claudio e di Tiberio; poi emissioni di Galba, Agrippa, Augusto, mentre scarse sono quelle di Tito e di Domiziano. Un dato interessante riguarda, in particolare, l'argento: infatti, sembra che, in occasione della riforma di Nerone del 63-64 d.C. che riduceva il peso del denario da 1/84 ad 1/96 di libbra, i denari anteriori a tale data, soprattutto repubblicani, siano stati  ritirati dalla circolazione per guadagnare attraverso la rifusione il metalloin eccedenza rispetto al nuovo standard stabilito dalla riforma.La circolazione monetale a Pompei, fermata nel fatidico anno 79 d.C., ci dimostra che ancora molto numerario pre-neroniano era sfuggito alla fusione e tesaurizzato sopravviveva in forte percentuale nelle casse dei privati.Tuttavia, l'importanza di tale considerazione è temperata dal fatto che fra i denari repubblicani sono frequenti le emissioni legionarie di M.Antonio, che per essere di bassa lega e quindi di minore valore intrinseco sopravvivono lungamente nella circolazione monetale dell'impero.

  Quanto alla velocità di diffusione delle monete nel I secolo dell'impero, significativi sono i ritrovamenti di denari di Vespasiano con l' indicazione del consolato VIII, datato al 77 d.C. e già segnalato da L. Breglia, ai quali si aggiungono quelli di altre due monete recanti l'indicazione della 19 acclamazione  imperatoria che risale al 78 d.C., l' ultimo anno di vita dell' imperatore. La rapidatà di circolazione delle nuove emissioni, è spiegabile con la vicinanza di Pompei a Roma.

    Molto interessante è inoltre la presenza di monete della Magna Grecia; per lo più provengono da zecche greche della Campania. Accanto a qualche esemplare romano-campano, i ritrovamenti comprendono monete di Paestum, di Reggio, di Sicilia, della Spagna ecc. Tutto questo è testimonianza per la individuazione delle linee commerciali di Pompei e dell'area campana.

 Alla luce dei dati rilevati, Pompei si presenta, quindi, di fondamentale importanza per lo studio della circolazione monetaria.