Il canyon del Quirino
Il canyon del Quirino, nel matese nord-orientale, tra il comune di Guardiaregia e quello di Campochiaro, è tra i paesaggi più belli dell' Appennino meridionale, non solo per il complesso delle strutture che costituiscono la sua morfologia, ma anche per la singolarità delle associazioni floristiche e faunistiche che lo caratterizzano in specifiche nicchie ecologiche.



Dirupi inaccessibili, anfiteatri maestosi, colli ameni, speroni di roccia, ripiani e cenge strettissime che talora formano camminamenti tra le stesse strutture, depositi dentritici e di massi persino smisurati, dislocati sul letto e sul greto del fiume, istoriati dalla millenaria, incessante, inesorabile erosione, chine su cui si aprono innumerevoli piccole e grandi grotte generate dal carsismodelle quali alcune sicuramente abitate nella preistoria, configurano essenzialmente l'imponenza del luogo.
Chi per la prima volta si affaccia sul ciglio della gola o sul ponte Arcichiaro che attraversa sospeso a 100 metri e più di altezza, è colpito subito, innanzitutto, dal timore inconsapevole che tutto precipiti da un momento all' altro tanta è la suggestione degli spazi grandiosi e delle forme che sembrano in bilico, poi è preso dal sentimento di immergersi fantasticamente in una ridda di congetture sulla genesi e la storia evolutiva del paesaggio, orrido, mirabile, segregato, selvaggio, misterioso, che suscita nell' animo una indicibile esaltazione.
La genesi della storia evolutiva del Canyon, invece, si legge nella sua geomorfologia fatta di rocce, di fenomeni tettonici ed erosivi, la cui comprensione, tuttavia, è chiara e completa solo se inquadrata in quelle più ampie e globali del Matese
Michele Mainelli