La riforma monetaria di Aureliano



medaglione di Aureliano con l'allusione alla concordia in un momento di particolare crisi dell'impero, 274 d.C.


La riforma di Aureliano è datata al febbraio del 274 d.C. ed interessa sia la moneta a che l'organizzazione territoriale delle zecche. Ci parlano di questa riforma alcune fonti letterarie: Zosimo, Eutropio e Flavio Vopisco. Anche se interessò tutti i nominali, la parte più significativa e più problematica riguarda la monetazione argentea. Aureliano fece coniare una moneta, comunemente chiamata aurelianeo, che pesava gr.5,1 e conteneva solo il 5% d'argento. La moneta presenta al D/ la testa dell'imperatore radiata o dell'imperatrice con la mezzaluna, al R/ nell'esergo il numerale XX I o l'equivalente greco K A. Il valore è incerto ed è strettamente legato all'interpretazione del numerale, che può essere considerato come segno di valore; si è pensato, dunque, che un aurelianeo potesse valere 20 assi o 20 sesterzi o 2 denarii (il segno X sui denarii repubblicani denotava l'equivalenza 1 denario = 10 assi). Il numerale, però, potrebbe anche essere un indice della quantità di argento contenuta nell'aurelianeo: una ventesima parte, che equivale, appunto, al 5% di fino.