I Normanni e il Regno di Sicilia


Prima dell'arrivo dei Normanni l'Italia meridionale è divisa fra Bizantini e Longobardi e la Sicilia è dominata dagli arabi.

La circolazione monetaria quindi è molto varia, e i pagamenti possono avvenire in diversi modi. Le monete più diffuse sono il solidus d'oro ed il follaro di rame.

Verso il X secolo e durante l'XI viene creato un nuovo tipo di solido bizantino più leggero detto "tetarteron", del peso del dinar arabo, gr. 4,25, che è sempre più diffuso in Italia meridionale. A questo viene dato il nome di schifatus, che trae la sua origine da una parola araba che significa "bordo", come si può constatare, questi solidi hanno tutti un largo bordo esterno, la forma concava divenne una caratteristica sotto Costantino IX.

In questa fase, si assiste ad una progressiva svalutazione delle monete d'oro bizantine; per questo, nei documenti viene sempre specificato con quale tipo di solido avvengono i pagamenti. Non tutti i re coniano con oro agli stessi carati, ad esempio Romano III usa infatti oro a 24 carati mentre Michele VII oro tra i 16 e i 12 carati. C'è, dunque, una netta differenza di valore.

La moneta araba d'oro comincia a sostituirsi a quella bizantina da prima nelle regioni occidentali, escluso il principato di Benevento, poi in Calabria, nel principato di Salerno, nei ducati di Amalfi e Napoli e Sicilia araba; in queste regioni il tarì è il tipo di moneta più usata.

Le monete di rame più usate sono quelle bizantine. Per lungo tempo si usano monete vecchie e nuove con il solo valore metallico del rame: la riforma di Ruggero II nel 1140 tenta di mettere ordine alla circolazione minuta. Nel 1130 Ruggero II fa battere nella zecca di Salerno alcuni tarì che portano la leggenda cufica in arabo, disposta su 3 righe nel campo, cosa nuova per questa zecca, con una tipologia simile a quella dei tarì siciliani.

Una innovazione si ha con l'uso di gettoni di vetro, come in Egitto; in Sicilia ne sono stati ritrovati molti esemplari di pesi diversi e con scritte in arabo, ma con molti errori, indizio che colui che le aveva riprodotte non conosceva questa lingua.

Verso la fine del X secolo il potere arabo comincia a sfaldarsi e lo stesso signore arabo di Siracusa chiama in suo aiuto i normanni Roberto e Ruggero di Altavilla.

Tra il 1048 e il 1050 i Normanni, tra cui Roberto il Guiscardo, conquistano le vie di comunicazione tra la regione beneventana e la Puglia e si avviano verso la Calabria.

Nel 1072 conquistano Palermo, dove Roberto e Ruggero fanno battere moneta, tarì d'oro, d'imitazione ararba, con l'indicazione della data e della zecca.

Nel 1130 Ruggero II viene incoronato re di Sicilia e subito cancella la leggenda religiosa islamica dalle monete, sostituendola con una croce, ma resta la leggenda con il nome del sovrano ed il suo titolo islamico.

Sin dal regno di Guglielmo II si registra un impoverimento del contenuto argenteo dei vari nominali emessi dalla zecca di Palermo, questo è da collegare con l'aumento del prezzo dell'argento, determinatosi nella seconda metà del XII secolo.

Tutti i re normanni continuano ad emettere monete di rame battute a Messina, di tipo misto arabo e latino, e a Salerno di tipo latino.

Con la fine della dominazione normanna hanno fine anche le emissioni in rame; infatti, gli svevi conieranno denari di mistura, più adatti alle esigenze del Regno.