Il denario romano


La moneta di argento, tutta romana come tipi e pesi, che resterà per secoli alla base della monetazione successiva e nella tradizione per tutto il Medioevo e l'età moderna è il denario. Il nostro termine denaro è la testimonianza ultima del ruolo fondamentale rivestito dal denario nel mondo romano.

Esso trae il suo nome dall'originario valore di 10 assi, indicato dal segno di valore X (dal numerale distributivo deni che vuol dire "per dieci"). Mantenne tale nome, nonostante una sua rivalutazione intervenuta in seguito, che lo aveva equiparato a 16 assi.

La sua emissione è da mettersi in relazione con il forte impegno economico che Roma sostenne per combattere contro i Cartaginesi, ma non è certo se sia avvenuta durante il II conflitto, in quanto non sembra che si possa staabilire una perfetta concordanza tra quanto ci tramandano le fonti (in particolare Plinio) e i dati archeologici.

Di certo, doveva già essere in circolazione nel 211 a. C. , anno in cui i Romani si impadronirono per la seconda volta di Morgantina una città della Sicilia (nei pressi dell'attuale Aidone), che aveva sostenuto i Cartaginesi nel corso della II guerra.

All' inizio il denario è contrassegnato dal tipo della testa di Roma con elmo alato e crestato e il segno di valore X al D/ mentre al R/ sono raffigurati i Dioscurii (i mitici gemelli) a cavallo. Immancabile è la legenda ROMA. Assieme al denario fu emesso il quinario, la sua metà e il vittoriato, così detto per il tipo della vittoria che incorona un trofeo di armi, sul R/. Il vittoriato pesa mediamente gr. 3,37, il contemporaneo denario gr. 4,55.




denario, zecca di Roma, 209 a.C.