Un ominide con l'anima
di Gianfranco Biondi e Olga Rickards
da il manifesto del 24 settembre 1997
La storia dei nostri progenitori mancati ebbe inizio nel 1856 con il rinvenimento nella valle di Neander - vicino Düsseldorf- di uno scheletro incompleto scambiato all'inizio per i "resti mortali di un minorato mentale". Non vi è dubbio che il rifiuto da parte di alcuni uomini di scienza di riconoscere in quei reperti un ominide molto antico fosse dovuto al pregiudizio che caratterizzava la società occidentale della metà del secolo scorso circa l'origine dell'uomo. La scoperta, comunque, suscitò un notevole interesse nel mondo accademico e segnò la nascita della paleoantropologia. Una nascita per la verità in ritardo di qualche decennio, perché già nel 1828 e nel 1848 erano venuti alla luce fossili di ominidi ad Engis vicino Liegi ed a Forbe's Quarry a Gibilterra, ma solo più tardi riconosciuti come neandertaliani. In verità non ci si deve meravigliare troppo se la prima interpretazione dei fossili tedeschi fu così poco scientifica da farli ritenere i resti di un barbaro pre-celtico, o di un cosacco morto nel 1814 mentre inseguiva l'esercito di Napoleone, o di un individuo patologico. Si rammenti che il libro di Darwin sull'origine delle specie sarà pubblicato solo tre anni dopo la scoperta di Neander, nel 1859.
Per i neandertaliani le cose cominciarono a cambiare con il lento ma inesorabile affermarsi della teoria dell'evoluzione darwiniana. Anche gli scienziati più riottosi furono costretti ad accettare l'idea che l'uomo, come tutte le altre specie, non era stato creato ma aveva alle spalle una lunga storia di trasformazioni. La conseguenza di questo mutato clima scientifico e culturale fu il riconoscimento che i fossili neandertaliani non erano i resti patologici di uomini attuali ma ominidi antichi. Nel 1864 King li riconobbe come una vera e propria specie, per la quale coniò il nome di uomo di Neandertal (Homo neanderthalensis). Si credeva però che dovessero essere molto diversi dagli uomini attuali, tanto che ancora all'inizio del nostro secolo i neandertaliani erano considerati l'anello di congiunzione tra l'uomo e le grandi scimmie. Solo la scoperta di ominidi molto più antichi appartenenti a quello che sarà definito l'uomo eretto - il cui primo rinvenimento avvenne a Giava nel 1891- convinse l'ambiente scientifico che i neandertaliani ci avevano preceduto di poco nel corso dell'evoluzione e che non potevano essere l'anello di congiunzione tra l'uomo moderno ed i grandi primati.
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