Versione n.2 Novembre 1996
tutti i files "puntano" SCHEDAR.HTM e SCHEDAR.HTM "punta" tutti i files
(il senso di questo motto solenne si chiarirà più avanti, proseguendo la lettura).
(2.1.)A SCHEDAR.HTM si accede
(2.2.) La Scheda-tipo di SCHEDAR.HTM è la seguente: -------------------------------------------------------------------
(INIZIO SCHEDA)
compilata da................................in data... /... /199 .
rivista da......................................in data... /... /199 .
rivista da......................................in data... /... /199 .
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(FINE SCHEDA)
----------------------------------------------------------(2.3.) Per comprendere meglio la Scheda-tipo (che si trova, vuota, al termine di SCHEDAR.HTM, a disposizione di chi volesse ricopiarla ed utilizzarla), consideriamola nelle varie parti che la compongono 9 parti, qui di seguito da (a) a (i):
(2.4.) (a): Numerazione
(2.4.1.) Per gli schedatori ciò significa che, nell'accingersi a immettere nuovi dati in BIL, è sempre necessario controllare se il MS considerato è già presente, oppure no, in BIL (si ricordi sempre che è il MS e nient'altro, l'unità bibliografica presa in esame in SCHEDAR.HTM); e se il MS considerato è già presente in BIL, allora occorre dare alla nuova scheda lo stesso numero di quella già esistente, per quanto limitata, incompleta od errata che questa possa essere. Ciò per permettere successivi confronti ed eventuali integrazioni o correzioni.
(2.4.2.) Come si vede la numerazione non svolge altra funzione e non contiene link.
(2.5.) (b): Intestazione (al cognome della famiglia)
(2.5.1.) Come si ricorderà questo elemento è "puntato" da INDEXLDF.HTM e, più precisamente, dall'"Indice delle Famiglie" che esso contiene (cfr. supra, punto 1.1.2.).
(2.5.2.) A proposito: se avete ancora presente il punto 1.3.1 (e se non l'avete presente risalite a guardarvelo) ora potete capire, con l'esempio della famiglia De' Rossi, che cosa è un link d'arrivo (o passivo): nel comando A NAME, dopo il segno uguale '=' e compreso fra le virgolette " " ci devono essere esattamente gli stessi caratteri (sempre minuscoli e senza spazi bianchi) a cui rinviava il link "attivo" A HREF dopo il suo cancelletto #. Insomma, perché funzioni questo punto d'arrivo ci deve essere da qualche parte un comando che dica
(2.6) (c): Conservazione
E' una tradizionale scheda bibliografica, articolata nel modo seguente:(2.6.2) Per gli schedatori: NOTA BENE: Anche in questo caso si può, come in tutti i casi immettendo dati in BIL, omettere i dati di cui, al momento, non si dispone; in tal caso occorre però scrivere sulla scheda, al posto dell'informazione omessa, tre punti interrogativi:"???". Ciò per chiarire che non si tratta di una dimenticanza e che quei dati, esistenti anche se per il momento non disponibili, andranno successivamente reperiti e immessi.
Ad esempio:
Se invece sapessimo per certo che la segnatura è proprio inesistente (ad esempio nel caso di certi archivi familiari) allora dovremmo scrivere tre zeri: "000"). Ad esempio:
(2.7.) (d): Scriventi e identificazione
Si tratta delle informazioni essenziali in merito: quanti mani hanno scritto sul Ldf e, se possibile, a chi esse sono appartenute.(2.7.1.) Quando è possibile (e spesso lo è, grazie allo stesso Ldf) si aggiunga al nome identificato, fra parentesi, la data di nascita e di morte.
(2.7.2.) Ancora un'indicazione per gli Schedatori, occasionata a questo punto del nostro discorso ma che vale sempre in tutta BIL anche per altri casi analoghi: la Scheda-tipo riporta qui, pro-memoria, 4 possibili scriventi, ma essendo appunto una scheda HTML (e non una scheda di un DataBase) è una scheda "morbida", cioè del tutto correggibile e manipolabile.
Ciò significa che se gli scriventi fossero più di 4 si possono aggiungere, digitando direttamente, altri record, ad esempio:
e nel caso di famiglie particolarmente numerose, come quella di Prodi, e longeve potrà accadere perfino:
Al contrario, se la famiglia ha fatto uso di pillola o se si è presto stancata di scrivere, è del tutto inutile portarsi appresso dei record vuoti ed insensati, e quelli non utilizzati verranno dunque senz'altro cancellati,non lasciati vuoti ad appesantire inutilmente il nostro file; in questi casi apparirà così solo uno scrivente e poi basta, essendo il resto cancellato ad opera dello Schedatore:
(2.8.) (e): Tempo della scrittura
Si tratta (lo vogliamo ripetere) delle date di inizio e di fine della scrittura (separate dal trattino '-') e non delle date riportate sul libro, che si riferiscono spesso a eventi molto anteriori alla nascita del primo scrivente. Occorre dunque, per riempire questa voce, leggere il libro con cura e non contentarsi/fidarsi delle date che vi compaiono.
(2.8.1.) Resta inteso che, anche in questo caso, si può ricorrere ai tre punti interrogativi (se il dato ci manca ancora) o anche ad un solo punto interrogativo fra parentesi '(?)' se il dato è approssimativo o incerto. Ad esempio:
(2.9.) (f): Descrizione
(2.9.1.) E' questa una parte della scheda di testo libero, che cioè deve essere riempita con alcune righe di scrittura da parte dello Schedatore.
(2.9.1.1.) Le parole "alcune righe" qui sopra sono sottolineate (o in corsivo o fra i segni < I > < / I > che rendono corsivo in HTML ciò che vi è compreso) per ricordare al colto e al'inclita che non si tratta affatto di scrivere un piccolo saggio (non qui, almeno) ma solo di riempire una scheda utile per successive ricerche, nostre e altrui. Dunque il totale delle righe non dovrebbe superare il numero oscillante fra le tre e le dieci (ho scritto dieci, ignoto Schedatore che mi leggerai, non venti!!!).
(2.9.2.) E' bene proprio a questi fini (brevità e reperibilità dell'informazione) giovarci del predisposto "Elenco delle parole chiave", presente nel programma (ad inizio del file SCHEDAR.HTM oppure in forma di "finestra"), "Elenco" che riportiamo qui di seguito:
(2.9.3.) Elenco parole-chiave da utilizzare, se del caso, nella compilazione del campo DESCRIZIONE LIBERA, o anche da riportare in quanto tali:
(Fine Elenco Parole-chiave)
(2.9.4.) L'Elenco è in gran parte derivato dalla primitiva scheda cartacea elaborata per la nostra ricerca da Attilio Bartoli Langeli (da Perugia!).
(2.9.5.) Non è assolutamente necessario (anzi sarebbe pazzesco) utilizzare tutte le parole-chiave; l'elenco serve invece a due scopi precisi:
(I) ricordarci che le aeree fondamentali della descrizione sono appunto le 4 aree dell'Elenco, e precisamente
(II) spingerci ad utilizzare le stesse parole per descrivere gli stessi fenomeni, in modo da favorire successivamente la ricerca automatica. Intendo dire che invece di scrivere: "Nel libro si registra accuratamente la data in cui i bambini vedono la luce e quella in cui i membri della famiglia trascorrono a miglior vita", sarebbe meglio dire "anagrafe familiare", e invece di scrivere commossi: "Incredibile dictu! Scrive perfino la vedova!" sarebbe consigliabile segnalare: "Scrivente donna". In questo modo una semplicissima ricerca automatica, possibile con un qualsiasi Editor informatico, consentirà a chiunque (per restare all'esempio) di trovare subito quante donne scrivono ed in quali Ldf.
(2.9.6.) Resta inteso che, invece di affrontare la descrizione in forma discorsiva, è anche possibile (ed anzi da noi fortemente consigliato) utilizzare direttamente le Parole-chiave dell'elenco, evidenziarle con un bel comando "Copy" e riportarle una dopo l'altra in questa parte della Scheda. Tale procedura, oltre ad essere più rapida, frutterà anche chi la seguirà (ne sono certo) le benedizioni degli (ancora) ignoti utilizzatori di BIL del futuro, assai più di quanto non farebbe qualsiasi piccolo saggio (ristretto in 10 righe).
(2.9.7.) Resta altresì inteso che l'elenco può essere incrementato dagli Schedatori e dagli Utilizzatori, che cioè se emergerà dalla lettura di un Ldf un elemento importante e da noi trascurato, tale elemento non solo andrà segnalato nelle righe della "Descrizione" ma andrà anche ricondotto ad una parola-chiave da aggiungere senz'altro all'elenco per i successivi Utilizzatori.
(2.10.) (g): Rinvii
(2.10.1.) E' questa la parte della Scheda più direttamente destinata alle interconnessioni interne a BIL. Facendo centro sul MS (dunque sul file SCHEDAR.HTM che stiamo descrivendo) si rinvia, appunto, agli altri 4 files che compongono BIL, che (oltre al file-Indice INDEXLDF.HTM) sono, come si ricorderà :
(2.10.2.) A questo punto del nostro ragionamento, magari confrontando supra i punti 1.3.1 e 2.5.2, risulterà chiaro che la Scheda-tipo è già predisposta per facilitare il rinvio automatico.
(2.10.2.1.) Basterà scrivere ogni volta due cose:
(I) anzitutto nello spazio immediatamente dopo il cancelletto (senza spazi bianchi né maiuscole) occorrerà scrivere
(II) E inoltre, nello spazio compreso fra i segni ">" e "<" occorrerà scrivere la parola che fungerà da link, con tutte le maiuscole ed i bianchi che vorremo usare.
(2.10.2.2.) (Comunque sulle norme che regolano questi rinvii torneremo a suo luogo, descrivendo i rispettivi files).
(2.10.3.) Si ricordi che, anche in questo caso, come sempre le "voci" predisposte per comodità dello Schedatore ma non utilizzate vanno cancellate dal file e non lasciate in bianco (cfr. supra punto 2.7.2.).
(2.10.4.) Ancora come sempre è possibile duplicare o triplicare o enneplicare le voci, perché è possibile, ad esempio, che esistano più edizioni di quel MS o più Tesi riferite ad esso, e così via.
(2.10.5.) Sembra opportuno ricordare che il rinvio è fatto a partire dal MS e che dunque tutte le voci si devono riferire direttamente ed esplicitamente al titolo che si sta schedando; ciò vale specialmente per la Bibliografia critica (e non a caso la scheda aggiunge a questa voce, l'aggettivo "specifica"); ciò significa che non serve a nessuno riportare ogni volta lavori critici di interesse generale (i quali comunque compariranno nella Bibliografia, cioè in BIBLIO.HTM, cfr.) ma si richiedono invece qui soltanto quei lavori che riguardano direttamente il testo in questione.
(2.11.) (h): Stato della ricerca: fonti della scheda
(2.11.1.) Occorre sempre guardare al nostro lavoro come a qualcosa di incompleto ed imperfetto (secondo una logica, a parere di chi scrive, insita nello strumento informatico che stiamo usando, e comunque un po' differente da quella tradizionale delle nostre discipline, secondo cui si dava a leggere solo dopo avere definitivamente concluso la ricerca); anzi potremmo dire che, nel nostro caso, la "pubblicazione" (cioè la "messa in rete" di BIL) serve esattamente a far procedere la ricerca, dunque ad offrire alla comunità scientifica dati su cui poter lavorare. Ma allora è della massima importanza che chi leggerà BIL sappia con la massima precisione possibile anche il livello di approssimazione e di attendibilità delle notizie che forniamo. Ad esempio: può essere molto utile segnalare l'esistenza di un Ldf che abbiamo trovato citato da qualche parte, e dunque è giusto schedarlo, ma sarebbe dannosissimo che qualcuno si affidasse a questo spunto come se fosse una notizia esauriente e completa. (Si ispira a questa logica la possibilità di lasciare la Scheda incompleta, cfr. supra punto 2.6.2. e passim).
(2.11.1.1.) Sarà affidata ad una fase ulteriore della ricerca la cernita (anche in base ai dati qui forniti) fra le schede sufficientemente elaborate e quelle che dovranno invece essere "degradate" (per così dire) a schede di mera segnalazione.
(2.11.2.) Consegue da questa impostazione la necessità di esplicitare in generale lo Stato della ricerca ed in particolare le fonti su cui ci siamo basati per compiere la nostra schedatura.
(2.11.3.) Richiamo l'attenzione sul fatto che sia le Edizioni che la Bibliografia critica vanno utilizzate in questa sede in modo ancora più restrittivo che nella voce precedente (cfr. supra punto 2.10.5.) giacché non è detto che un saggio bibliografico di commento o, perfino, un'edizione (per ipotesi non scientifica) possano servire per la descrizione di un Ldf. Comunque deve essere chiaro che in questa voce i titoli vanno citati solo in quanto fonti di informazioni.
Superfluo (superfluo?) ripetere ancora quanto già detto supra e passim sul fatto che le voci, per quanto già predisposte, debbano essere cancellate se risultano "vuote" e non utilizzate.
(2.12.) (i): Stato della ricerca: autore e data della scheda
(2.12.1.) Da quanto detto al punto precedente risulta evidente che la logica di BIL prevede che, se necessario, si torni più volte sullo stesso testo, sia in modo organizzato (all'interno del nostrogruppo di ricerca) sia ad opera di altri Utilizzatori.
(2.12.2.) In questa chiave il senso di queste voci è del tutto auto-evidente e (almeno lui) si spiega da solo.
Fine del Capitolo 2